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  • ‘Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre!’

    Si alza il vento, dobbiamo provare a vivere! È dal respiro del vento che sembra trarre origine l’opera di Enrico Mitrovich: una pittura che tenta la vita proprio là dove l’aria si solleva. Un vento non dissimile dallo Zefiro petrarchiano, che porta con sé il rinnovarsi delle stagioni e il risveglio della natura, messaggero di vita e di mutamento, simbolo di rinascita ma anche di una dolce malinconia, poiché ogni ritorno contiene in sé la memoria di ciò che è passato. ‘Le vent se lève! . . . il faut tenter de vivre!’, è una citazione e un omaggio al poeta francese Paul Valéry. Ne ‘Le cimetière marin’(1920), il soffio dell’aria è principio di coscienza e presenza che consente di percepire la vita nascere dal silenzio. Gli stessi versi hanno ispirato anche il regista giapponese Hayao Miyazaki per il suo film ‘Le vent se lève’, in cui il soffio del vento diviene metafora del desiderio di creare e di vivere nonostante la fragilità dell’esistenza. Allo stesso modo, nelle tele, il soffione, da fiore, sublima in principio, un simbolo dell’impercettibile, il luogo in cui la materia si dissolve per rivelare la propria anima in forma aerea. Le opere immortalano l’istante prima del soffio, quel momento fragile in cui tutto è ancora intatto ma già pronto a disperdersi. E congelano quel respiro come si custodisce un segreto: con la consapevolezza che ogni autentica leggerezza nasce da un peso superato. È qui che si avverte, come un’eco, il pensiero di Italo Calvino: prendere la vita con leggerezza non significa essere superficiali, ma imparare a planare sulle cose dall’alto, liberi dai macigni del cuore. Nella quotidianità di ognuno di noi, la leggerezza configura un modo inedito di abitare il reale. Il gesto del soffiare, atto primordiale e poetico, rappresenta un rito di affidamento. Si soffia per desiderare, per liberare, per consegnare al vento ciò che non possiamo trattenere. Le opere respirano un tempo lento, sospeso, in cui la natura è interlocutrice silenziosa. In questa poetica del soffio e del fragile, Mitrovich ritrova l’essenza stessa dell’arte: rendere eterno ciò che è destinato a svanire. Come i semi di un soffione che si affidano al vento, le sue immagini vivono nello sguardo di chi osserva, per rinascere ogni volta in modo diverso. L’elemento naturale è una costante nell’opera dell’artista, che, negli anni, ha messo in prova la propria sensibilità con serie pittoriche dedicate a gattopardi, cardellini e al rapporto arte-natura intriso di matematica, utilizzando le sequenze di Fibonacci. C’è, in fondo, una tenerezza profonda in questa ricerca. La tenerezza di chi riconosce la bellezza nel transitorio, di chi accetta che la vita, come la pittura, è fatta di apparizioni, e di respiri. E così, guardando le opere di Enrico Mitrovich, anche noi ci scopriamo più leggeri. Per un istante, in quel soffio che invita, ancora e sempre, a tentare di vivere.

    [o.f.]

    GALLERIA VOLANTE©

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in collaborazione con il Comune di Piazzola sul Brenta

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